- Questo evento è passato.
Vai liscio!
Luglio 6 | orario 21:00 – 23:30
Il 6 luglio piazza Prampolini si trasforma, a partire dalle 21, in una grande balera con Vai liscio! un evento che vede la collaborazione tra il Comune di Reggio Emilia e la Regione Emilia-Romagna, con la partecipazione di orchestre provenienti da tutto il territorio regionale. In piazza sarà installata una vera e propria pista da ballo, mentre sul palco saliranno 4 orchestre di liscio: Concerto a fiato L’Usignolo, l’Orchestra La Storia di Romagna, I Violini di Santa Vittoria e l’Officina del Battagliero.
La serata è promossa dalla Regione Emilia-Romagna, coordinata da ATER Fondazione in collaborazione con la Fondazione Entroterre, organizzata dal Comune di Reggio Emilia e Fondazione Palazzo Magnani e sostenuto da Rekeep spa. La serata rientra nel progetto regionale “VAI Liscio!” che punta al riconoscimento del ballo, che rappresenta un valore fortemente identitario del nostro territorio, come patrimonio immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco.
Le orchestre
Concerto a fiato L’Usignolo
Mirco Ghirardini – Quartino
Andrea Medici – Quartino
Fabio Codeluppi – Tromba
Valentino Spaggiari – Bombardino
Cristina Zambelli – Genis
Dimer Maccaferri -Corno
Gianluigi Paganelli – Tuba
L’Usignolo rivisita la tradizione musicale dei “concerti a fiato” di Barco (Reggio Emilia), rielaborando partiture di musica da ballo di fine Ottocento. Il settimino, fondato da Francesco Gualerzi e Mirco Ghirardini, si colloca come dimensione d’organico a metà strada tra il concerto a fiato originario (12-13 elementi) e l’orchestrina da ballo di più ridotte dimensioni (e differente per il tipo di strumenti impiegati).
Il nome del gruppo è preso dal titolo del valzer, L’usignolo appunto, con cui il concerto a fiato ottocentesco dei Cantoni di Parma invitava con “cinguettii” virtuosistici la gente alle danze.
L’ Usignolo è il titolo di uno dei più celebri valzer di Luigi Boccaccio e da il nome ad un gruppo nuovo ma con radici molto lontane nel tempo quando ancora esistevano i cosiddetti “Concerti a Fiato” molto diversi, per composizione e stile, dalle “orchestre” come le pensiamo oggi.
Nelle feste popolari, per le sagre della vendemmia e della mietitura, la gente aveva voglia di ballare e, ad accompagnarli già dalla fine dell’ 800, erano gruppi di veri pionieri del genere che sui ritmi incalzanti di valzer, mazurche e polche permettevano a clarinetti e trombe di scatenarsi in sequenze di note indiavolate e portare ai più arditi acuti.
Ancora non erano in uso le percussioni né ritmi di tradizione spagnola o sudamericana e nemmeno le voci venivano utilizzate, forse anche per la mancanza di amplificazione; solo strumenti a fiato con aggiunto, a volte, il contrabbasso.
Musicisti di provenienza accademica e non, attivi nei più variegati generi musicali (classica, pop, contemporanea) si sono ritrovati a scoprire il divertimento, il piacere e il grande valore virtuosistico della musica popolare della nostra terra.
Il gruppo oltre ad eseguire i brani più famosi ed ancora molto amati di questo repertorio, si sta anche occupando di ricercare le pagine meno note per proporle al proprio pubblico, e non manca di inserire le nuove composizioni di Francesco Gualerzi (fondatore del gruppo assieme a Mirco Ghirardini) che con grande sensibilità e talento riesce a ricollegarsi alla tradizione rispettandone lo stile e l’ atmosfera.
Una proposta di grande valore culturale, di recupero del linguaggio musicale “nostrano” ma anche un’ occasione di autentico divertimento alla scoperta di uno stile prodigioso ed entusiasmante.
Oltre alla normale attività concertistica relativa al proprio repertorio, L’Usignolo in questi anni ha realizzato spettacoli di varia natura in collaborazione ad esempio con scrittori (Pignagnoli ballabile con Daniele Benati, Paolo Nori, Marco Raffaini e Ugo Cornia, Orchestra Disatri con Paolo Nori e Marco Raffaini, Tutto Tranne che il liscio con Paolo Nori) con cantanti (Crepacuore con Mara Redeghieri) e attori (I babbi deli sposi con Vito produzione dell’Arena del Sole di Bologna).
Orchestra La Storia di Romagna
Adealdo (Dedo) Baldassarri – Tastiere
Claudio Bruciaferri – Violino
Gianpiero Bocchini – Chitarra e canto
Ivan Bolognesi – Sax Contralto/Tenore/Baritono, Clarino Do/Sib
Luca Piva – Contrabbasso
Roberto Ruffilli – Sax Contralto/Tenore, Clarino Do/Sib, Voce
Vainer Rossi – Batteria e Percussioni
La Storia di Romagna nasce il 19 dicembre 1981, debuttando al Centro Internazionale “Ca’ del Liscio” di Ravenna. È una realizzazione di Vincenzo Nonni, ambasciatore della musica romagnola. Il suggerimento di fare un’orchestra di questo tipo fu dato da Raoul Casadei a Vincenzo Nonni, all’epoca direttore della Ca’ del Liscio. Tanti erano gli amanti della musica di Secondo Casadei, che da tempo sognavano di avere un’orchestra che proponesse la lunga e straordinaria storia musicale di questo grande Maestro, simbolo della Romagna.
L’orchestra nasce con lo spirito e l’impegno di eseguire i suoi brani con le stesse modalità e stile e con quel sound tutto particolare che contraddistingue questa musica. È una tradizione che fa parte della cultura popolare di questa terra, un patrimonio da salvaguardare; è vita per gli anziani, e per i giovani è linfa da trarre da queste radici.
La Storia di Romagna si presenta con una formazione di 7 elementi, con la caratteristica divisa rossa anni ’50, gli orchestrali schierati elegantemente sul palco su tre file, ognuna su un piano diverso. Tutto il repertorio è eseguito esclusivamente dal vivo, con grinta, forza e calore; una musica travolgente, carica di emozioni, che fa del ballerino un vero atleta da competizione.
Le serate d’estate si arricchiscono di una coppia di ballerini bravi e belli che, assieme alle fruste (gli s’ciucarein), formano uno spettacolo folkloristico indimenticabile, che riempie di gioia i cuori, invitando al ballo gente di tutte le età.
Completano il repertorio tradizionale, che comunque rimane il suo fiore all’occhiello, i ballabili internazionali di grande successo e le canzoni presentate dai cantanti che, con bravura ed esperienza, arricchiscono l’orchestra, composta da veri professionisti, offrendo così un concerto per chi ascolta e una carica di agonismo per chi balla. Serata dopo serata, nelle piazze e nelle sagre, nelle fese di parrocchia o dei partiti, l’orchestra raccoglie sempre maggiori consensi e successi, il pubblico impazzisce ed è sempre più numeroso, arrivando anche da tanti chilometri di distanza.
Si parla di crisi del settore: forse sono in crisi le orchestre che fanno finta di suonare, e non è questo il caso di questo affiatatissimo gruppo.
Davide Bizzarri – primo violino
Orfeo Bossini – secondo violino
Roberto Mattioli – terzo violino
Ciro Chiapponi – viola
Fabio Uliano Grasselli – contrabbasso
Nei primi decenni dell’Ottocento si diffondono nelle campagne emiliane nuovi balli di origine popolare. Sono il valzer, la mazurca, la polca.
Musiche che arrivano da lontano e che subito innestano le loro melodie, i ritmi, e soprattutto un nuovo modo di fare musica, nel tronco di una cultura arcaica e contadina. A Santa Vittoria (RE), questa nuova tradizione musicale prende la forma di un fenomeno unico nel suo genere: si suona con gli strumenti ad arco, in piccoli gruppi orchestrali dal sapore mitteleuropeo che prendono vita quasi in ogni famiglia. Sul finire del secolo questo borgo di braccianti, riscattato grazie alla musica, ha già assunto i contorni della leggenda, diventando nella fervida immaginazione degli uomini della bassa Il Paese dei Cento Violini.
I Violini di Santa Vittoria (Davide Bizzarri, Orfeo Bossini, Davide Simonelli, Ciro Chiapponi, Fabio Uliano Grasselli) sono gli unici rappresentanti della memoria musicale vittoriese. I loro spettacoli sono concerti con narrazioni, che raccontano una meravigliosa storia di emancipazione in cui si intersecano gli alfabeti amorosi di una civiltà arcaica, il realismo magico della bassa, e l’orgoglio dei caratteri fieri, alla ricerca dell’identità più profonda delle popolazioni che abitano le rive del Po reggiano.
Glauco Caminati – Fisarmonica
Francesco Gualerzi – clarinetto, sax e produzione
Adelmo Sassi – chitarra, voce e produzione
Riccardo Bontempelli – batteria
Marco Bortesi – basso e contrabbasso
Valentino Spaggiari – trombone e bombardino
Officina del Battagliero è oggi l’unica realtà musicale italiana in grado di riproporre fedelmente lo stile straordinario e “battagliero” alla Pattacini, con capacità espressiva ed equilibrio.
Un progetto che ha l’ambizione di rendere vitale la relazione fra musica colta-classica e musica folcloristica. Due tradizioni che convivono nel grande albero genealogico storico-musicale.
Officina del Battagliero è un gruppo musicale italiano fondato nel 2014 con il preciso intento di recuperare e divulgare in modo essenziale e puro, lo stile e il linguaggio della musica folcloristica nata e cresciuta lungo le terre che costeggiano il torrente Enza e che divide la provincia di Reggio e Parma, a partire da metà 800.
Conoscete il valzer “Battagliero” ? . . . certamente sì !! è uno dei brani più apprezzati e suonati dalle Orchestre da ballo italiane, ed è nato in questa zona, esattamente a Barco di Bibbiano terra di grandi musicisti e “ culla “ del Parmigiano-Reggiano. L’autore è Tienno Pattacini (nato nel 1908), che ritenne di farne il proprio “Cavallo di Battaglia “. Nei primi anni trenta, Tienno aveva già una sua orchestra in cui suonava il clarinetto e per la quale scriveva brani da Ballo e da Concerto. Pattacini fu un compositore molto prolifico, il suo repertorio comprende più di mille brani fra valzer, mazurche, polche e tanghi. Questo tipo di folclore deriva in gran parte dal Romanticismo espresso da Giuseppe Verdi. Infatti lo stile del “Concerto a Fiato Cantoni” di Parma (origine 1861), ricorda molto le sonorità delle “bande di palcoscenico”, usate spesso nelle Sue opere.
Oltre al Concerto Cantoni vi furono i Pinazzi, i Barcaroli, Galli, Casanova e pochi altri.
Tienno Pattacini, giovanissimo e virtuoso clarinettista, fece parte della seconda generazione del concerto a fiato Cantoni, e fu lì che assimilò lo stile che poi traspose con abilità e grande personalità nel proprio repertorio che, purtroppo, negli anni andò in parte accantonato. L’Officina del Battagliero si ripropone di portare a conoscenza del grande pubblico appassionato la tradizione folcloristica del nostro territorio.