È musica delle comunità, il liscio, anche di quelle più piccole, lontane dalle città, luoghi dove le aie, la civiltà contadina hanno visto svilupparsi scene sonore identitarie. Paesi con una loro tradizione, un suono specifico, nato da influenze differenti che ne evidenziano il radicamento nel territorio.
È il caso delle terra bagnate dal torrente Enza, a metà strada tra la provincia di Reggio Emilia e di Parma, luogo di origine dell’Officina del Battagliero, che il 3 febbraio si esibirà al Teatro Petrella di Longiano all’interno di Tutti in Pista-Petrella dancing, il festival che, dal 2 al 4 febbraio chiude la Maratona Vai Liscio
Francesco Gualerzi è il sassofonista e clarinettista del gruppo.
Francesco, quali sono le caratteristiche che rendono unica la musica dell’Officina del Battagliero?
“Il nostro è un gruppo che nasce dalla passione, dall’amore per le composizioni di Tienno Pataccini, uno dei grandi protagonisti dell’affascinante epopea della musica popolare da ballo della nostra regione. Una musica che è figlia delle suggestioni colte del romanticismo di Giuseppe Verdi. Fu in particolare, il ‘Concerto a fiato Cantoni’, la formazione creata nel 1861 dal musicista Giuseppe Cantoni che ricevette gli elogi dallo stesso Verdi, a far riecheggiare le atmosfere bandistiche che si mescolarono al repertorio della Mitteleuropa e diedero vita a quella realtà che è poi stata definita liscio
Da dove viene il vostro nome?
“È un omaggio alla più famosa composizione di Pataccini, che negli anno ’30 scrisse, lui autodidatta e di professione ciabattino, il valzer Battagliero, che da allora è uno dei brani eseguiti dalle orchestre, proprio per essere riuscito a mescolare con inarrivabile originalità un sentire verdiano con la Mitteleuropa e la campagna . E poi siamo una vera officina musicale, ci piace smontare e rassembrare pagine dimenticate del nostro folk, arricchendole, proprio come faceva Pataccini, con suoni lontani tra loro, frutto delle diverse esperienze di ognuno dei componenti del gruppo. Io, ad esempio, ho un percorso legato anche alla musica leggera. Ho partecipato, vincendolo, al Festival di Castrocaro e al Festival di Sanremo e ho fatto parte dei Nomadi”
È corretta la definizione di ‘liscio’ per la vostra musica?
“Sicuramente, anche se si tratta di una definizione relativamente recente, indica tutta la musica da ballo della Regione generata dall’amore per le polke e le mazurke e, in seguito, entrata in contatto con suoni differenti. Penso alla passione di Secondo Casadei per il jazz. Il liscio è un luogo di incontro per le tante orchestre che si esibiscono, dai primi del 900 sino a oggi per far ballare, nelle balere e nelle piazze”
Che repertorio proponete dal vivo?
“Il concerto è basato in buona parte sulle musiche scritte da Tienno Pataccini, alle cui partiture ci dedichiamo sin dall’inizio della nostra attività. Poi ci sono tutti i grandi classici del liscio, ad iniziare da Romagna Mia. Per il concerto al Teatro Petrella di Longiano avremo un ospite del quale siamo orgogliosi. Sarò con noi Gianni Dallaturca, trombettista dell’Orchestra Filarmonica della Scala, che viene da Salsomaggiore e si è abbeverato, come tutti noi, alla fonte della musica di Pataccini.